Posizionamento e gestione di PICC-catetere venoso centrale a inserzione periferica, e di catetere venoso MIDLINE
PICC
Il termine PICC codifica per un acronimo inglese che tradotto sta per Catetere (venoso) Centrale ad Inserzione Periferica (Peripherical Inserted Central Catheter), e che gestito a medio/lungo termine può essere usato tranquillamente per nutrizione parenterale totale, terapia antibiotica, chemioterapia. Di fatto è un catetere venoso centrale, il suo primo impiego risale agli anni ’70, ed è una alternativa valida e poco invasiva rispetto ai cateteri venosi centrali classici (CVC) posizionati in succlavia, giugulare o femorale, che hanno un più alto tasso di infezione-catetere-correlata. Inoltre i cateteri venosi per via succlavia o giugulare possono generare complicanze se non gestiti da mani competenti come pneumo-emotorace (aria libera nello spazio pleurico o nel torace), mentre per il PICC, essendo ad inserzione periferica e posizionato sotto guida ecografica con rilevamento del giusto posizionamento della punta tramite radiografia del torace, il rischio di ledere organi e strutture nobili è quasi zero. Il PICC può essere posizionato tranquillamente in pazienti con pochissime piastrine ed immunodepressi (disturbi ematologici) ed è un presidio che può essere impiantato anche da Infermieri qualificati che hanno conseguito un Master Universitario in Accessi Venosi.
Il Posizionamento di un PICC necessita della venipuntura di una vena del braccio, come la vena basilica (la preferita, in genere isolata e con un percorso più lineare; le vene brachiali normalmente sono due e insieme all’arteria brachiale formano il famoso MickeyMouse, punto di riferimento ecografico per l’operatore) o la vena cefalica (ricercata sovente nei pazienti obesi). Il PICC viene fatto avanzare verso il cuore attraversando vene sempre più grandi: ascellare, succlavia, giugulare, tronco anonimo, cava superiore, fino a posizionare la sua punta nella giunzione cavo-atriale.
Il PICC è posizionato da operatori sanitari adeguatamente formati (medici chirurghi, anestesisti, infermieri). Il posizionamento è una procedura sterile ma non richiede l’uso di una sala operatoria: il campo sterile può anche essere creato al letto del paziente, ciò ne ha permesso negli anni un utilizzo sempre più esteso anche in ambito domiciliare grazie alla sua versatilità.
Per accedere a vasi periferici più profondi e di diametro maggiore (che riducono il rischio di trombosi) si punge la vena sotto guida ecografica: si identifica il vaso profondo (2-3 cm) con l’ecografo e si effettua la puntura con un ago ecogenico (rilevabile agli ultrasuoni), si procede poi con la tecnica di Seldinger per incannulare il vaso. La lunghezza di un PICC varia dai 25 ai 60 cm, in funzione delle dimensioni del paziente, alcuni PICC devono essere tagliati alla lunghezza desiderata prima dell’inserimento utilizzando le misure antropometriche (punto di inserzione VS metà clavicola VS terzo spazio intercostale) i cui tre parametri indicano la giusta lunghezza. In altri casi il PICC viene mantenuto per tutta la sua lunghezza e l’eccedenza è lasciata all’esterno, in altri casi ancora è tagliato dopo aver stabilito che la punta del catetere è posizionata correttamente tramite radiografia del torace. Il PICC è dotato di un dispositivo di ancoraggio adesivo che ne permette un fissaggio atraumatico con colla dedicata detto Statlock senza punti di sutura. Il fissaggio dei PICC è molto importante anche al fine di ridurre le complicanze infettive.
L’Utilizzo di un PICC è sia ospedaliero che domiciliare-sul territorio, è impiegato per la somministrazione di soluzioni ipertoniche (osmolarità superiore a 800 mOsm/litro), di farmaci basici (pH >9), acidi (pH <5) o vescicanti o irritanti sull’endotelio, come ad esempionutrizione parenterale totale (NPT), terapia antibiotica o di altro genere, chemioterapia e trasfusioni di emoderivati (se il lume è di almeno 4 French o vi è in uso un Power-PICC ad alto flusso).
La Manutenzione e Gestione di un PICC è ad opera di personale specializzato, deve includere regolari medicazioni del punto di inserzione con presidi dedicati ad intervalli estremamente regolari di 7-10 gg, e lavaggi regolari con soluzione fisiologica utilizzando solo siringhe da 10 ml eseguiti a pressione pulsante. Il PICC può rimanere in situ per periodi di tempo che vanno da sette giorni a 12 mesi, anche se le ultime linee guida del CDC suggeriscono di non rimuoverlo se non si presentano complicazioni come: occlusione (da trombo o da farmaco), flebite o trombosi (del vaso incannulato o della curvatura naturale dello stesso nel decorso verso il cuore) e infezione. Per ridurre il rischio di infezione-PICC-correlate coloro che sono coinvolti nel processo di gestione devono attenersi a rigidi e codificati protocolli clinici.
Alcune Accortezze prevedono: che la pressione arteriosa non debba essere presa sul braccio dove è stato impiantato, di evitare di dormire con il peso del corpo sopra il braccio dove è presente l’impianto ed evitare carichi di peso eccessivi (attività sportiva, borse della spesa, bambini in braccio, ecc.).
Il PICC può anche essere utilizzato per misurare la pressione venosa centrale (PVC), che è una stima approssimativa della pressione atriale del cuore e può dare informazioni preziose sull’emodinamica del paziente.
La Rimozione di un PICC è una procedura semplice: generalmente può essere rimosso in totale sicurezza e in pochi minuti da un infermiere specializzato anche al domicilio del paziente. Dopo la rimozione, il sito di inserzione è normalmente medicato con una garza sterile, e mantenuto asciutto per un paio di giorni durante i quali la ferita si chiude.
MIDLINE
Con il termine Midline si intende un Catetere Venoso Periferico, la sua punta infatti rimane a livello della vena ascellare o della vena succlavia, o comunque in posizione “non centrale”. Questo dispositivo, pertanto, non consente gli utilizzi tipici dei cateteri venosi centrali (PICC e CVC) come sopra indicato. Rimane pertanto impiegato per terapie farmacologiche e nutrizionali compatibili con la via periferica (osmolarità < 800 mOsm/l, pH tra 5 e 9, farmaci non vescicanti e non irritanti per l’endotelio).